Recensione: Il Seme del Male

Harris-Seme del maleI romanzi fantasy hanno spesso, e purtroppo, un grave handicap, quello di essere scritti in serie. Le famose trilogie per intenderci. Alcune saghe possono essere giudicate per singoli volumi, altre no. Lenth fa parte della seconda categoria. Il primo romanzo, per tanti motivi, è sperimentale e acerbo, lontano anni luce dal secondo che uscirà quest’anno. Al di là del mondo, che verrà finalmente descritto, saranno anche altre le caratteristiche, come i “presunti cliché”, che in realtà non esistono. Ovvio poi che voi potete decidere di fermarvi al primo, basta solo evitare di rendere oggettivi pareri puramente soggettivi. Per esprimere un giudizio completo, ripeto “purtroppo”, bisogna leggere tutti i volumi.

Non è questo il caso de “Il Seme del Male”, romanzo della Harris che ho da poco letto. La trama in breve:

Cimitero di Grantchester, Cambridge. La tomba, diversa da tutte le altre ricoperte di fiori, è avvolta dall’edera e dalle erbacce e a stento si legge il nome sulla lastra. E quello di una donna: Rosemary Virginia Ashley. Alice Farrell, giovane pittrice in cerca di ispirazione, non sa perché è finita davanti a questa lapide. Non conosce quella donna, sa solo che la lapide la mette profondamente a disagio. Una sensazione strana, simile a quella che prova quando conosce Ginny, la nuova fidanzata del suo ex, Joe. Forse si tratta solo di gelosia. Eppure c’è qualcosa di oscuro in quella ragazza dalla bellezza eterea, con i capelli rossi e una passione per i quadri preraffaelliti che ritraggono donne uguali a lei. Cosa si nasconde dietro quegli occhi enigmatici e inquieti? E perché Ginny ogni notte fa visita alla tomba di Rosemary, seppellita cinquant’anni prima, ma lungi dall’essere dimenticata? La risposta forse è in un vecchio diario. Ma ormai passato e presente sono una cosa sola e Alice deve riuscire a distinguere tra sogno e follia, bugia e finzione. Perché ora quella che era solo una sensazione sta per trasformarsi in un’orribile realtà. Una realtà di orrore e morte, passioni oscure, sangue e vendetta.”

Questo romanzo parla di vampiri, ma la parola “vampiro” viene pronunciata solo due volte e sempre come ipotesi surreale. Lasciate quindi perdere Twilight o i Diari del Vampiro, qui c’è molto altro. Sebbene la trama sia davvero esile, la Harris riesce come al solito a creare uno spettacolo impressionante. La struttura del libro è classica di questa autrice, due punti di vista (Capitoli intitolati “Primo” e capitoli intitolati “Secondo”), quello di Daniel Holmes e Alice. Due epoche diverse, quella degli anni settanta e quella degli anni novanta. Cosa li accomuna? Rosemary/Ginny, una ragazza dai capelli rossi, una “beata donzella” in grado di manipolare il prossimo, di fingersi una fragile creatura e di mascherare la sua sete di sangue. I suoi disturbi mentali, la sua dipendenza dalle droghe. Il pregio di questa storia è quello di potersi conformare a qualunque stile e genere; ora leggiamo un romanzo punk, ora un romanzo noir, ora un romanzo fantasy, ora un romanzo gotico. E dire che si tratta della prima opera della Harris!

Unico difetto lo stile. Acerbo, grezzo in alcuni punti. Si notano le aggiunte della Harris moderna, sia frasi piccole ma peculari, come “una volta di più”, sia descrizioni vaghe eppure dettagliate. Sì, avete letto bene. Vaghe e dettagliate. Penso sia l’unica scrittrice in grado di non dire niente ma di dire tutto. Gioca col lettore, lo porta a pensare quello che vuole lei e solo alla fine mostra le sue carte, con un bel “ti ho preso in giro” scritto a caratteri cubitali.

Altro che Smith e Meyer, credo sia la Harris a rappresentare il New Gothic, assieme a Libbra Bray.

Voto: 8/10

6 Comments

  1. Non posso che concordare con te praticamente in tutto. La Harris è una di quelle autrici che, qualsiasi cosa scriva, la sa fare bene…
    Felice che ti sia piaciuto. Ora attendo Blueyedboy che, almeno su carta, ha tutti i requisiti per essere un ottimo romanzo.
    Ciao!

  2. Davvero, non me l’aspettavo. Di solito le opere prime sono piene di difetti, ma in questa già si vede quella che sarà la Harris matura. Al di là della struttura narrativa e della divisione in capitoli, questa scrittrice ha tutto un modo di raccontare che coinvolge il lettore. E dire che, se dovessi raccontare la storia di questo romanzo, non impiegherei più di un minuto!

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