Recensione: Alice nel Paese della Vaporità

alice-dimitri“Ben è un giovane londinese che soffre di allucinazioni. Per lavoro legge manoscritti. Una notte gli arriva un libro che si chiama “Alice nel Paese della vaporità”. Noi con lui seguiamo la storia di Alice, un’antropologa che vive in una Londra Vittoriana che non c’è mai stata. Alice viaggia nella Steamland, una terra invasa da un gas che provoca allucinazioni e mutazioni. Una terra in cui la realtà cambia a ogni istante, in cui “giusto” e “sbagliato” sono soltanto parole, e in cui le parole stesse si trasformano in odori e sensazioni. Quella di Alice parte come una ricerca, ma si trasforma subito in una lotta per la vita e per la morte. Alice dovrà sopravvivere in una terra oscura, in cui non c’è differenza tra orrore e meraviglia. Ben legge la sua storia. E qualcosa succede anche a lui.”

E’ difficile parlare di questo romanzo, almeno per chi, come me, ha letto Pan. Gli elementi cari a Dimitri ci sono tutti e come sempre si nota una cura maniacale del dettaglio e dei dialoghi di Whedoniana memoria. Chi osserva con attenzione potrà persino notare dei richiami alla wicca e a tutte quelle religioni mistiche che appartengono alla sfera esoterica.

Ma.

La storia non mi ha convinto del tutto. Dimitri mi ha abituato a storie ad incastro, complesse, che sorprendono di capitolo in capitolo, dove il finale non è così scontato come si pensi. In Alice invece la direzione cambia. Al di là del genere, che non conosco così bene da potermi pronunciare, sono proprio i personaggi a non coinvolgere. Mi sono sembrate delle macchiette bidimensionali, prive di spessore, prive di una logica. Perché fanno quello che fanno? Perché sì. Tutto qui. Lo stesso Chesy – l’ennesimo richiamo all’esoterismo, il demone degli incroci che secondo le leggende può essere evocato da uomini e donne disperati – il miglior personaggio di Alice, si perde un po’ per strada. Ho visto tanto potenziale andare in fumo.

La storia si riprende sul finire, quando viene svelato il legame tra Alice e Ben, ma è troppo poco e troppo in fretta e troppo tardi. Pagine e pagine scorrono abbastanza monotone, eccezion fatta per alcuni episodi davvero stupendi come quello di Ruthven – dal celebre The Vampyre di Polidori. E non mi riferisco solamente al confronto con la Regina di Cuori, che è chiaramente voluto così da Dimitri, come a dire “le tematiche importanti sono altre, questa è solo una formalità”. Ci sta. Così come ci sta il non dare alcune risposte, come Lost insegna.

Stilisticamente poi, a me Alice sembra un passo indietro. Pan brillava, Alice lampeggia. Ci sono passaggi scritti in modo magistrale, altri buttati via. E non riesco a capire perché.

Per concludere, nonostante quelli che secondo me sono i difetti, Alice è comunque un romanzo sopra la media. Lo consiglio? Sì. Ma consiglio di più Pan, che veramente vi farà conoscere la Carne, l’Incanto e il Sogno.

Voto: 7/10

2 Comments

  1. Appena finito di leggere. Concordo su tutto, anche se – per farti capire – su aNobii ero indeciso se dargli 2 o 3 stelline, e quindi 7/10 mi pare anche troppo.

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