Recensione: Il Segreto dei Maghi

segreto_ma“Da quando ha assistito alla morte di un uomo per mano del Sommo Lord, Sonea vive giorni di angoscia. E non le è certo di consolazione aver finalmente conquistato la fiducia e il rispetto degli altri novizi grazie alle sue eccezionali capacità magiche. Infatti Akkarin non solo le ha rivelato che una minaccia mortale aleggia sulla Corporazione e sulla città di Imardin, ma le ha anche mostrato alcuni antichi tomi, in cui viene chiarito il motivo per cui la magia nera è stata bandita: molto tempo addietro, uno dei novizi l’aveva usata contro gli altri maghi della Corporazione, e l’esito era stato drammatico. Sonea è confusa; il Sommo Lord l’ha resa partecipe di quei segreti perché è in ansia per il destino della regione di Kyralia o perché vuole servirsi di lei per i suoi oscuri piani? Poi uno schiavo della vicina Sachaka confessa alla ragazza di essere una spia, incaricata di scoprire i punti deboli della Corporazione, e allora Sonea, abbandonato ogni indugio, comprende che, se dovesse succedere qualcosa ad Akkarin, nessun altro potrebbe contrastare i maghi di Sachaka. A meno che pure lei non venga iniziata ai misteri della magia nera…”

Con questo romanzo, Trudi Canavan chiude il cerchio. Un cerchio fatto di alti e bassi; di ottime e pessime trovate; di personaggi buoni e meno buoni. Tutte le linee narrative create in precedenza convergono sul finale, nell’immaginaria Imardin. La Corporazione, da sempre sinonimo di forza e conoscenza, rivela la sua debolezza e ignoranza. Ostenta sicurezza laddove ha timore. Si impone di ignorare quello che sta accadendo, che si tratti di omicidi efferati o di un uso improprio della magia nera. Sì, perché la vera protagonista de “Il segreto dei Maghi” è proprio lei, la magia.

Le poche certezze del libro precedente vengono ribaltate dalla rivelazione di Akkarin: non è lui il nemico della Corporazione. I nemici vengono dal vicino paese di Sachaka; un gruppo di reietti, Ichani, ha infatti deciso che è giunto il momento di combattere i maghi, coloro che secoli prima hanno invaso e distrutto le loro terre. Una minoranza, una dozzina di persone, che riuscirà a scuotere le fondamenta di un’istituzione centenaria.

Ma la magia nera è davvero malvagia? No. Un tempo veniva chiamata “Magia Superiore”, usata da tutti i maghi, persino da quelli della Corporazione. Era una magia basata sul sangue, che consisteva nel prendere le energie dai servitori/discepoli. Non significava necessariamente la morte, spesso infatti bastava una notte di sonno per riprendere le forze e continuare il procedimento. Qualcosa però andò storto. Un mago assetato di potere uccise e dilaniò centinaia di maghi. Quando finalmente la Corporazione riuscì a distruggerlo, decise di seppellire con lui anche la “Magia Superiore”, di eliminare dai libri ogni riferimento ad essa.

Cosa che però non ha funzionato. Non vi svelerò tutto il passato di Akkarin, mi limiterò a dire che questo personaggio, all’inizio banale, è stato plasmato dalla Canavan in maniera egregia. Nel primo romanzo era una macchietta sullo sfondo; nel secondo era il cattivo misterioso; nel terzo è un uomo affascinante con un terribile passato alle spalle, mosso dalla speranza di fare del bene e salvare Kyralia.

La storia è una via di mezzo tra il primo e il secondo volume. Non ci si concentra più sulle scaramucce tra novizi (Regin, dove sei!? Perché mi appari solo sul finire? Io tifavo per te!), né sui tentativi di Sonea di accettarsi e di essere accettata. E’ tutto incentrato sulla strategia, sugli intrighi politici e sull’amore che sboccerà presto tra Sonea e Akkarin; ebbene sì, la nostra maga dimenticherà in fretta il figlio di Rothen… è normale che le protagoniste degli ultimi romanzi che ho letto siano odiose? Prima Anaid e ora Sonea. Forse sono io che non le sopporto per più di due volumi…

Lo stile della Canavan è, as usual, altalenante. A tratti intrigante, qualche volta lento, altre ancora assente. La battaglia finale è descritta complessivamente bene, ma i punti di vista cambiano così tante volte da confondere. E di certo non hanno aiutato le decine di nomi simili tra loro: Faren, Faran, Farean per intenderci (anche se non sono proprio esatti).

Insomma, lo consiglio questo romanzo? Sì! E’ una trilogia che mi ha insegnato molto. Una trilogia in cui la storia cresce lentamente, in cui tutti i nodi vengono al pettine senza forzature. Quelle vicende ad incastro che tanto mi piacciono. Vi basterà sorvolare sul finale strappalacrime (io ci sono rimasto malissimo) o sulla facilità con cui Sonea uccide il cattivo di turno (ma come?! Bastava così poco?!).

Voto: 7/10


17 Comments

  1. il finale… mio Dio….. quante lacrime…. ho riletto le ultime pagine circa trenta volte, per assicurarmi di aver letto giusto……e, ahimè, cosi era………

  2. si… in effetti neanche io me lo sarei mai aspettata…. però, diciamo così, è stato il colpo di scena che ha concluso la storia, lasciando però aperto uno spiraglio per un seguito…..

  3. Conoscendomi questa fine lacrymosa mi preoccupa molto… e già ieri sera ho versato fiumi con Marina di Zafon Carlos ç_ç

  4. guarda, secondo me le lacrime derivano dal fatto che alla fine la storia ti prende e ti appassioni ai personaggi, e alla fine nn ti aspetti che finica così… è proprio un colpo di scena inaspettato…

  5. e, speriamo… la settimana prossima se Dio vuole dovrebbero arrivarmi tutti i volumi… ma non mettiamo limiti alla divina provvidenza ^.^

  6. Uh Marina! E’ nella mia wishlist. Tutto sommato “L’ombra del Vento” mi è piaciuto. Devo però leggere “Il gioco dell’angelo”, che mi è stato regalato per il compleanno… più due megalibroni dell’università! ç_ç

  7. Bello Marina! Almeno a me è piaciuto. Mi ha aiutato a rimettermi dopo un brutto fantasy-action-thriller che avevo letto la settimana scorsa (ti dico solo che c’era anche la scena in cui l’agente americano tutto muscoli dice alla sua pistola “brava bambina, hai fatto felice il tuo papà”) Marina è il mio primo libro di Zafon, e anch’io sono curioso di approfondire con Il gioco dell’angelo. Ma l’ombra del vento è sempre un horror con elementi fantastici?
    Megalibroni dell’università… aiuto!

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