Recensione: Il Gioco dell’Angelo

Il momento di riflessione è finito prima del previsto. Qualcuno mi ha offerto un’alternativa affascinante, che penso proprio di utilizzare, se sarà necessario. La nuova politica del blog è questa: solo cose piacevoli o cose tremendamente oscene. Sì, perché nel secondo caso sarebbe un delitto non mettere in guardia i lettori! Vorrei inaugurare questa nuova “era” con un romanzo controverso, amato/odiato per così dire: “Il gioco dell’Angelo”.

gioco-angelo“Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l’occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de “L’ombra del vento” hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore – scrivere un’opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell’umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.”

Ho impiegato quasi un mese a finire di leggere “Il gioco dell’Angelo”. Vuoi per i tanti impegni, vuoi per pigrizia, ma questo romanzo mi ha catturato solo in parte. Le splendide atmosfere del precedente libro, “L’ombra del vento”, sono sparite o deformate. La Barcellona piena di contrasti cede il passo alla decadenza e all’oscurità. L’autore prova a inserire del gotico nel suo polpettone, ma il risultato non è dei migliori.

Tanto per cominciare la storia non decolla mai. Fino all’ultima pagina ho sperato che accadesse qualcosa di rivoluzionario, un colpo di scena che mi destasse dal sonno… purtroppo non ho avuto fortuna. Martin, il protagonista, viene contattato da un misterioso editore, Adreas Corelli, che gli commissiona un libro: deve creare dal nulla una religione, qualcosa di nuovo. Martin scrive allora di un Dio guerriero, che fa della sua lama un dogma e del suo coraggio sacramento. Peccato che il tutto sia diluito in centinaia di pagine inutili, in cui viene descritto in dettaglio il bighellonare per le strade del protagonista, i ristoranti che frequenta e le donne che si porta a letto.

Le immagini non sono più evocative come ne “L’ombra del vento”, ma ricche di luoghi comuni. Chi di voi non ha mai visto un film, o letto un libro, in cui è mostrata una donna che precipita in un lago ghiacciato e che sussurra “ti amo” al suo spasimante, mentre la superficie torna solida e impenetrabile? Io almeno una decina di volte.

Banalità a parte, lo stile è il vero punto forte. Una scrittura che sa essere vigorosa quando occorre e delicata nei momenti più riflessivi. Peccato che il tentativo di rendere convincente la trama fallisca miseramente. Semplicemente perché la trama manca. Nelle ultime cento pagine accade di tutto, vengono inseriti migliaia di personaggi che muoiono ancor prima di dire una parola; “Usa e Getta” come si suol dire. E chi mi conosce, sa che detesto queste prese in giro.

Il finale? Grande punto interrogativo. Per il 99% del tempo, “Il gioco dell’angelo” è un thriller. Ci sono anche i poliziotti corrotti e cattivi, fondamentali per la narrazione (sarcasmo). Il lettore inizia quindi, per forza di cose, a giocare al “toto killer”, mettendo in pratica tutte le capacità deduttive di cui dispone. Fallendo. Sì, perché la spiegazione finale, che ci viene fatta annusare per circa 500 pagine, non esiste! Tutto si risolve con un “è soprannaturale, baby!”. Ma come! Mi sarei accontentato persino del caro, vecchio “è stato tutto un sogno”, pur di avere qualcosa in mano.

E invece niente.

Lasciate quindi perdere questo romanzo, pieno di “pupazzi spezzati” e “burattini rotti” (l’autore non fa che seminare ovunque queste due espressioni). Se volete leggere un romanzo gotico-thriller-letterario-religioso, leggete “il club Dumas”, da cui è stato tratto il film “La nona porta”. Quello si che è un bel libro!

Voto: 5/10

Alla prossima, con una sfolgorante recensione di “Moonacre” (il film).

9 Comments

  1. Mah, a me non era sembrato così pessimo.

    A parte il fatto che il finale era assurdo e faceva incavolare, certo… (era il periodo della mia lotta contro i finali, mi sembra. Il finale di Battlestar Galactica, questo finale, il finale di Vita da Cavie… non ne trovavo uno che mi soddisfacesse 😀 )

    Un’anticipazione sul tuo commento di Moonacre?
    A me non è dispiaciuta questa favola…

  2. oh Gesù, io l’ho preso insieme a ‘l’ombra del vento’ e devo ancora leggerli,,, mi metti nel panico così
    Marina a me era piciuto però… e anche li c’erano pupazzi, solo che erano fatti con resti umani

  3. Ne avevo leggiucchiato qualche pagina questa estate in libreria, ma non mi aveva portato all’acquisto. La cosa strana è che questo libro da più di tre mesi è in cima alla classifica dedicata al fantastico di IBS O_o

  4. @Tanabrus: Su Moonacre il giudizio è più che positivo. =) Sai la vera delusione de “il gioco dell’angelo” qual è? Le aspettative che non vengono ripagate. Dopo “L’ombra del vento” volevo qualcosa di migliore o uguale… non roba simile.

    @Andrew: Ricordavo infatti che te e Zafon avevate un conto in sospeso! =P

    @iri: Magari ci fossero stati dei pupazzi simili! In questo romanzo vengono fatte immaginare cose che… non esistono! Leggi “Il club Dumas” e ne rimarrai affascinato =)

    @Okamis: Questa cosa l’avevo notata anch’io. Fantastico… bah! Certo, qualcosa di “fantasy” (termine preso molto alla leggera) c’è, ma solo nelle ultime 2 pagine. Per il resto è un romanzetto triste di narrativa… Hai fatto benissimo a non prenderlo. 🙂

  5. Appunto, fosse stato il primo libro che ho letto di Zafon probabilmente lo avrei considerato migliore (anche se il finale è schifoso, e questo è praticamente un dato oggettivo).
    Così invece… bah

    Di sicuro per ora resterò ben lontano da Marina, al limite potrei provarla quando uscirà in economica (che comunque costerà il doppio delle edizioni economiche anglofone cui mi sto abituando… 😀 )

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