L’Aquila: 5 mesi dopo

Ho voluto aspettare prima di parlare dell’Aquila. Questo perché volevo farmi un’idea, capire le differenze e le novità, anche se poche e sottotono rispetto a quello che viene mostrato in televisione. La prima impressione è stata di stupore. Stupore perché mi aspettavo peggio, tetti crollati e muri lesionati a ogni angolo.

Mi sbagliavo.

Gran parte delle case stanno bene, quelle costruite negli anni ’50, ’60 e ’70, quando ancora non si speculava o si speculava poco, quando i costruttori badavano a riempirsi ben bene le tasche, ma si preoccupavano al tempo stesso della situazione ambientale. Perché L’Aquila è una zona sismica di livello 1, sebbene tutti tendono a dimenticarlo. Si costruisce dove non si dovrebbe e chi si occupa dei controlli spesso neppure si presenta nei cantieri, firmando documenti che non leggerà mai. Però i soldi li prende, oh se li prende!

Le case all’Aquila sono catalogate in base alle lesioni: A (case agibili), B (case con qualche lavoretto), C (case con molti lavori da fare), E (case con troppi e costosi lavori/ da abbattere) e F (case agibili ma in cui non si può rientrare perché i palazzi attorno sono a rischio crollo). Casa mia tecnicamente è B, ma è stata etichettata come C perché ha una sola stanza inagibile (il bagno piccolo, da oggi soprannominato “Water Portante”). Nel frattempo sono da mia nonna che è A, anche perché si trova in periferia (checché ne dica la Telecom!).

La cattiva notizia è che i lavori non procedono così velocemente come sembra; solo chi può permettersi di anticipare i soldi sta sistemando la propria casa, tutti gli altri devono aspettare anni. Le famose “casette” di cui Berlusconi si è vantato a “Porta a Porta”, non sono state costruite dallo Stato, ma da altre regioni. Lo stato ancora non sgancia un euro, in parole povere.

Ora immaginate questo scenario: condominio. Tanti lavori da fare. Costi medio-alti. Tanti coinquilini. Pensate che sia facile mettere d’accordo decine di individui diversi? No, assolutamente. Senza contare che non tutti possono permettersi, come ho già detto, di anticipare i soldi per i lavori.

Per il resto le cose vanno avanti. I negozi del centro si sono trasferiti in periferia – nella migliore delle ipotesi – o nei paesi vicini – come la mia fumetteria, a cui, per forza di cose, sono stato costretto a dire addio. A livello di utenze c’è una speculazione come non si è mai vista, con Telecom leader incontrastata che rifiuta richieste di attivazione e si diverte a sottolineare quanto sia trendy e poco filantropica (con tanto di operatori acidi o sull’orlo di una crisi di nervi).

La vita riprende, anche se in modi e tempi diversi. Le scuole stanno riaprendo in nuovi siti e strutture “più temporanee”. La mia facoltà di Lettere pare che abbia trovato una sede definitiva (ex carcere minorile… detto tutto) ma non so quanto mi interessi; alla fine mi mancano quattro esami (di cui uno lunedì prossimo!).

Precarietà. E’ questa la parola che mi viene in mente. Il culto del provvisorio, del poco stabile. Si ha paura ad investire sul “mattone”, sulla solidità; si preferisce il legno alla pietra, il ciglio della strada agli edifici al di là del marciapiede. La sera c’è divertimento, entro certi limiti, ma è un divertimento che sa di disperazione. Un divertimento costrittivo, unica alternativa ad una serata da passare altrimenti in casa a contare le crepe sui muri (immaginarie o vere che siano).

Una vita di confine, una “Bocca dell’Inferno” – per citare Buffy – che stenta a richiudersi. Forse ci divorerà tutti, forse resterà aperta ma stabile. Chi lo sa. L’unica certezza è che non esistono certezze.

8 Comments

  1. Le tue parole confermano l’impressione che mi ero fatto.
    Un terremoto di forza non certo devastante, ed una tragedia dovuta alla “pochezza” costruttiva degli edifici crollati.
    Ed ora il governo si dedica principalmente alla propaganda senza cacciar soldi 🙁

  2. Grazie per questo post Luca…
    Comunque quello che ti ha detto quella centralinista è semplicemente scandaloso. Se fossi in te scriverei una lettera di protesta e se non arrivano scuse ufficiali entro 2-3 giorni (per quello che valgono, si capisce) io passerei ai giornali. È una cosa fuori dal mondo quello che ti ha detto quella scema.

  3. alla faccia delle propagande elettorali, hai detto tutto: quelle case nuove sono state regalate dalle regioni, non dallo stato. berlusconi merda :X non fatemi dire, non fatemi dire.

    spero che bene o male ritroverai il tuo equilibrio, in fondo la vita, in generale, è sempre un precariato, sempre in bilico, che lo siano anche le case intorno non fa che confermare lo stato d’animo interiore.
    baci

  4. @Valberici: Bene o male, con poche eccezioni, quasi tutte le città hanno edifici storici restaurati, che non possono essere rifatti da zero con materiale decente (leggasi carbonio). Però un terremoto di 6,3 (checché ne dicano online, dove si parla persino di 5,8…) è fortino. Anzi. Persino le case che hanno retto hanno qualche crepa “importante”.

    @iri: Guarda, io continuo a sperare che quello sia stato solo lo sfogo di una centralinista frustrata. Spero non sia la politica generale della Telecom, anche se a questo punto non mi sorprende più niente.

    @Lauryn: Ma sai che ricevo mail di persone che mi dicono “contenti che siete tutti a casa?” E io rimango senza parole, non tanto per i commenti, ma per la riuscita operazione di filtraggio attuata dai media. Ad eccezione degli informati (una piccola percentuale), il resto dell’Italia si basa sui telegiornali. Telegiornali che spesso dicono le cose a caso (ad esempio sbandierano l’apertura di strade che sono ancora transennate…)

  5. Se si dovesse seguire Porta o Porta o i vari tg filogovernativi, si direbbe che ormai l’emergenza è passata, che tutto è a posto…

    E’ vergognoso…

    X-Bye

  6. ci vuole coraggio per scrivere queste cose
    specialmente nella tua situazione dove lo stai vivendo
    sulla tua pelle
    non ci sono parole
    solo tanta tristezza…

  7. sono d’accordo con gli altri commenti…. certo è che sentire la testimonianza di chi vive sulla propria pelle tutto ciò, è molto diverso rispetto alle notizie del telegiornale o, più in generale, della televisione… in questi giorni è uscito un film che parla della “televisione censura” dell’era berlusconiana, quasi a dimostrare ciò che ci hai più che egregiamente illustrato nel tuo post…. dovremmo imparare a nn ascoltare la televisione, perchè tutti “tirano l’acqua al proprio mulino”….

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