Cose che si dimenticano

Questa mattina avevo la macchina tutta per me, così ne ho approfittato per andare a casa. Seguito da un vigile del fuoco fin troppo zelante, ho recuperato qualche abito invernale e un paio di libri di Anne Rice che mi servono per la tesi. Tornato a casa di nonna ho scoperto per caso, nelle tasche di un cappotto, un vecchio scontrino della libreria. Quella in cui andavo sempre e che ora non c’è più.

Sono stato subito assalito dallo sconforto. E’ strano ma è come se mi fossi svegliato di colpo, realizzando che non sto vivendo la mia solita vita, la mia solita routine. Sono trascorsi più di sette mesi ma basta poco ad annullare il tempo, a velare i ricordi e a deformare le memorie.

Guardando quello scontrino ho ripensato alla mia visita in libreria. Ero appena uscito da una lezione di Letteratura Inglese e avevo deciso di regalarmi un bel libro per aver retto due ore senza addormentarmi.  “I Signori delle Colline” di Antonia Romagnoli, un romanzo che avevo ordinato settimane prima. Ricordo ancora la chiacchierata col libraio, il suo “in bocca al lupo!” per il mio libro in uscita.

Poi nada.

L’incubo, L’Incanto come direbbe Francesco Dimitri.

Ho avuto la fortuna di pubblicare con un Editore che non ha speculato sul dramma, che ha evitato di spingere sull’effetto “commozione generale”, come invece hanno fatto altri. Nessun pianto disperato, nessuna scenata al limite del ridicolo, anzi. Certo, qualche domanda sul 6 Aprile c’è stata, logicamente, ma niente di approfondito, niente di invadente. Questo perché sono stato fortunato, a differenza di molti altri. Mi sono rifiutato di impormi come Caso Umano, come disperato in cerca di attenzioni pur avendo tutto. Casa mia sta bene, anche se non posso tornarci. Io sono sopravvissuto, così come i miei cari. Quindi basta, basta discorsi inutili sulla fatalità o interviste finte che mi metterebbero solo in imbarazzo.

Ho avuto fortuna. Punto.

Ora lo scontrino è qua, sulla scrivania. Una sorta di reperto archeologico che non riesco a gettare, a cui getto uno sguardo di tanto in tanto. Perché mi ricordi cosa è accaduto; cosa ho perso e cosa ho guadagnato; cosa forse riotterrò; il nuovo me stesso.

6 Comments

  1. Luca, mi hai commosso.
    Altre parole sarebbero solo superflue. Come stupida è la mia paura di tornare (ma non posso sottrarmi) la prossima settimana nella città dove studio, dove c’è la mia università: infatti pare che le scosse (grado 4) che hanno colpito i Monti Nebrodi la scorsa settimana si siano sentite fin lì (io, però, essendo domenica non c’ero: ero tornata a casa mia, sulla costa sud)… ma poi penso alla tragedia accaduta dalle tue parti, e alla dignità e forza straordinarie con cui voi abruzzesi avete fronteggiato tutto… e allora mi dico che ho il sacrosanto *dovere* di NON lamentarmi, che c’è chi l’inferno l’ha visto con gli occhi per davvero.

    Tieni duro: la forza d’animo ce l’hai e continui a dimostrarlo (io al posto tuo sarei molto probabilmente impazzita).

  2. Nutza, coraggio anche tu =) Al posto tuo probabilmente anche io avrei timore di andare in una zona “a rischio”. Spero ti possa rassicurare il fatto che raramente si verificano, a distanza così ravvicinata, due terremoti di magnitudo superiore al 6. Ovvio, nessuno ne ha la certezza, però sono poche le cose certe nella vita, no?

    Sull’impazzire, qualche rotella l’ho persa anch’io. In meglio però. Molti “blocchi mentali” che avevo se ne sono andati finalmente. Quindi – paradossalmente – lo scossone mi ha aiutato ^^

  3. Ok, mi rendo conto che sono un insensibile e che non dovrei fare un commento del genere su un post così commuovente, ma la necessità si impone e io mi connetto molto di rado, troppo di rado… mi rendo conto del mio fraintendimento e, come promesso, chiedo scusa! Mi infiammo facilmente, purtroppo.
    P.S. no nn sono ancora arrivati… 🙁

  4. Non preoccuparti, i malintesi capitano. Certo, meglio evitare, ma alle volte non si può scegliere. Credimi, lo so bene.

    PS: Se non dovessero arrivarti nei prossimi giorni fammi sapere. Se ti arrivano però fammi sapere lo stesso!

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