Recensione: La Lettrice Bugiarda

Beh, non spaventatevi se trovate delle recensioni già lette. Ho deciso di spostarne qualcuna sul nuovo sito, forse per rendere meno doloroso il distacco dalla terra natia. Avrei potuto cominciare da Anne Rice, la Regina, ma poi ho deciso di iniziare dai livelli più infimi… non che questo romanzo sia poi così male. Diciamo solo che tutti i romanzi del mondo sfigurano se paragonati a quelli della Regina!

llbugiardÈ estate e l’oceano ruggisce al largo della città di Salem. Towner Whitney è tornata dove tutto è cominciato. La grande casa segnata dalla salsedine è avvolta dal silenzio. Eppure a Towner sembra ancora di vedere la sua gemella Lindley mentre, con lei, ride e legge il futuro secondo un’antica arte trasmessa di madre in figlia tra le strane donne della famiglia Whitney. Towner era fuggita da tutto ciò, prigioniera del senso di colpa e della follia. Perché l’ultima volta che aveva previsto il futuro, Lindley era morta. Quindici anni dopo, la scomparsa dell’amata zia Eva la costringe a fare ritorno. Per ritrovarla, Towner non ha altra scelta: deve affrontare il segreto che la lega indissolubilmente a Lindley. Un segreto che affonda le radici in un passato inconfessabile che molti, nel clan Whitney e nella chiusa comunità di Salem, hanno cercato di rimuovere. Dalla madre di Towner, May, una donna dura e solitaria, che vive su un’isola sperduta, alla fragile Emma, marchiata da una ferita indelebile, fino a Cal, un ambiguo predicatore. Quando il corpo di Eva viene restituito dalle onde e un’altra ragazza scompare, Towner capisce di essere precipitata di nuovo nell’incubo di quella calda estate di quindici anni prima. Circondata dalle chiacchiere e dai sospetti, non può fare affidamento che su sé stessa. È questa l’eredità che Eva le ha lasciato: scrutare il futuro e distinguere vero e falso, odio e amore, realtà e sogno. Solo allora il velo che offusca il suo destino si solleverà.”

Prima di tutto una precisazione. Il titolo originale di questo romanzo è “The Lace Reader“, ovvero “La Lettrice di Pizzo“. Un titolo che dice tutto e niente, ma meno spoiler rispetto a quello italiano, che per poco non svela il colpo di scena conclusivo, quei tre/quattro capitoli finali che fanno rivalutare l’intero romanzo. Altrimenti palloso.
La storia è difatti ambientata a Salem, la città delle streghe, quella che tutti ricordano per le persecuzioni del seicento, figlie di un bigottismo – a parer mio – ben lungi dall’essere sradicato dalla nostra società. E che in questo romanzo è ben interpretato dai Calvinisti, una specie di gruppo religioso che raccoglie – passatemi il termine – la peggior feccia, spacciandone i membri per Eletti del Signore. L’anacronismo, se c’è, è accentuato dal fatto che i turisti apprezzano gli insulti che i Calvinisti rivolgono alle presunte streghe di Salem, credendo di stare assistendo a rappresentazioni cittadine, che pure non mancano.
Ma non è questo il punto.
La storia comincia con Towner, una giovane ragazza che vive in California e che decide di tornare nella sua città natale, Salem appunto, perché sua zia Eva è sparita. La sua permanenza, all’inizio temporanea, si allunga quando Eva viene ritrovata morta. Annegata. Da qui partono una serie di riflessioni della protagonista, che rievoca il suo passato difficile; ed è così che scopriamo di sua sorella Lindley, suicidatasi da adolescente. Scopriamo degli abusi che subiva, del perché, alla nascita, era stata affidata ad un’altra famiglia etc.
E’ difficile parlare di questo romanzo senza incappare nello spoiler, anche perché tutto ruota attorno al colpo di scena finale, quello che a pieno diritto viene considerato “uno dei migliori finali mai scritti”. Sono pienamente d’accordo! Se solo il romanzo fosse stato all’altezza del suo epilogo, lo avrei inserito tra i miei preferiti ma purtroppo non è così.

La scrittura di Brunonia Barry è pesante, il cambiamento del punto di vista – prima di Towney, poi del poliziotto, poi di un fantomatico narratore onniscente – non è mai ben chiaro e alla lunga tende a confondere il lettore. I dialoghi sono pochi, ma sufficienti a farsi una chiara idea della loro superficialità.
Per più di trecento pagine non accade nulla! Gli avvenimenti – che poi scopriamo essere – cardine non sono messi nel giusto risalto, si confondono con una serie di inutili episodi secondari. E ce ne sono molti, credetemi. Peccato che non siano funzionali alla narrazione, come accade per altri autori. Lo stesso Larsson, che sto leggendo in questi giorni, usa i suddetti episodi secondari per descrivere psicologicamente i suoi personaggi e le loro abitudini. Un uso quindi intelligente dell’inutile, il nulla che si fa storia.
Di questo avrebbe bisogno “La Lettrice Bugiarda“, che di fatto non è altro che un romanzo drammatico, con accenti thriller. Per tutta la sua durata viene menzionata di frequente la stregoneria, ma non viene mai mostrata. Ma questo, volendo, è un punto a suo favore. L’accennare qualcosa, piuttosto che mostrarlo, contribuisce a creare un’atmosfera particolare, mistica, che nemmeno centinaia di righe di descrizione riuscirebbero a rendere.
La lettura del pizzo, da cui il titolo, è una pratica antica. La lettrice, guardando attentamente le figure del pizzo, riesce a discernere il futuro, ad accettare il suo destino. Cosa che Towner, ovviamente, si rifiuta di fare. Lei vive nella negazione della realtà, spera di poter cambiare il suo fato ma anche il suo passato. Cosa impossibile ovviamente.
E poi c’è il sublime colpo di scena finale. Neanche tanto colpo di scena se devo dirla tutta. I più arguti  – o forse i più attenti, come me! – potrebbero anticiparlo in qualche dettaglio, con un minimo di fantasia. Certo, ci sono alcuni sviluppi che persino un indovino faticherebbe a prevedere, tanto sono sorprendenti. Ma non assurdi, badate bene. L’intero romanzo è disseminato di indizi!

Che dire, quindi? Non fatevi ingannare dalla – fin troppa – pubblicità che è stata fatta a questo romanzo. Prendetelo per quello che è, una storia drammatica fatta di violenze, abusi, morte. Ma anche di gioia, di speranza e di magia. Giusto un pizzico però.

Voto: 6/10

4 Comments

  1. Ho aspettato che uscisse questo libro per mesi, convinta di aver scovato una perla originale nell’oceano della carta stampata, riconducibile al genere urban fantasy in teoria ma che trascendesse i generi, in realtà.
    L’ostrica restava chiusa.
    E io aspettavo.
    Quando è arrivato il libro, ero già dietro la vetrina della libreria con lo sguardo perso dentro l’universo di magia che, ne ero sicura, si sarebbe spalancato oltre la copertina da un momento all’alto.
    Ero così sicura di essere travolta dall’incanto e dalla meraviglia che mi sono ritrovata a leggere, immersa nella perfetta struttura del romanzo e nelle mie aspettative per ore prima di rendermi conto che nel libro la magia era del tutto assente.
    Perfetta struttura.
    Trama impeccabile.
    Suspance.
    Ma niente magia.
    La lettrice Bugiarda è stato spacciato per qualcosa che non è…e io ci sono cascata. Di solito il mio sesto senso riesce ad andare oltre la presenza fisica del libro, riesco ad intuire l’esperienza che si nasconde oltre l’inchiosrto e la cellulosa che tengo in mano.
    Questa volta, il mio sesto senso mi ha tradita.

  2. Grazie 😛
    Oggi per puro caso sono passata dalle parti della tua dimora virtuale e sicuramente tornerò a trovarti.
    Non tutti i giorni si incontano persone in grado di vedere la bellezza in cose come uno scontrino ingiallito…
    Leggerò senz’altro un libro scritto da qualcuno che riesce a fare questo.
    E guarderò gli scontrini con occhi diversi d’ora in poi. Promesso!

  3. Una delle cose che ho imparato in questi mesi è quella di apprezzare anche le piccole cose, quelle che si sono sempre date per scontate. Viva gli scontrini allora, se servono a ricordarci cosa abbiamo perso e cosa possiamo riprenderci col tempo =)

    Spero che il mio romanzo riesca a conquistarti!

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